Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo

“VIVERE” RIPRENDE LA STAGIONE DEGLI INCONTRI CON L’ARTE

Con la nuova stagione degli Incontri con l’Arte il professor Mauri, curatore delle iniziative e presidente dell’Associazione Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo, ha proposto un nuovo filone di indagine e conoscenza, quello dei Sacri Monti. Già nella scorsa primavera una conferenza, tenuta nella Sala Aurora del Palazzo Arese Borromeo, aveva introdotto l’argomento nelle sue peculiarità e significati.

I Sacri Monti furono ideati nel secolo XV dai Francescani come alternativa, per chi non se lo poteva permettere, al viaggio in Terra Santa. Successivamente, nei secoli XVI e XVII, San Carlo Borromeo e suo cugino Federico, entrambi vescovi di Milano, diedero impulso alla realizzazione di questi luoghi, ubicandoli soprattutto lungo l’arco prealpino per arginare la riforma protestante. Non a caso vennero prescelti dei rilievi: si doveva percorre un cammino devozionale verso l’alto, per ascendere, anche metaforicamente, ed avvicinarsi al cielo e a Dio.
La prima proposta ha interessato il Sacro Monte di Varese, dedicato al Rosario ed ai suoi misteri: gaudiosi, dolorosi, gloriosi. Questo luogo era già frequentato nel Medioevo perché, secondo la tradizione, nel IV secolo Sant-Ambrogio l’avrebbe consacrato alla Madonna per ringraziarla della vittoria ottenuta sugli Ariani. Venne perciò costruita una chiesa preromanica, poi una romanica ed infine una rinascimentale con il contributo degli Sforza. Nel 1605 venne dato all’architetto Bernasconi l’incarico di progettare il Sacro Monte. La strada acciottolata si snoda per oltre due chilometri, fiancheggiata da quattordici cappelle, in quanto il quindicesimo mistero della gloria di Maria viene celebrato nel Santuario.

Dando per scontato il valore religioso, il luogo si presta ad un discorso artistico figurativo sul Seicento lombardo pressoché completo in quanto hanno concorso alla sua creazione architettura, scultura, pittura, attraverso le quali i vari artisti si sono espressi in sintonia, cosicché gli ambienti esprimono unitarietà e comunione di ispirazione.
Le statue, in terracotta, sono prevalentemente di Francesco Silva e Dionigi Bussola sono sovradimensionate per espressa volontà del cardinale Federico Borromeo. Tra i frescanti, invece, oltre al grande Morazzone, il Ghianda, i Recchi, troviamo artisti attivi anche a Cesano Maderno, (Giovanni Ghisolfi, Antonio Busca e Federico Bianchi) o loro parenti (Carlo Francesco Nuvolone). Le scene si presentano agli occhi del visitatore come drammaticamente mosse ed animate, secondo il gusto barocco, infatti i personaggi sono atteggiati in modo teatrale e si esprimono attraverso maschere dense e caratteristiche, senza tralasciare il fatto che vengono inseriti tipi iconografici di genere, come nani, buffoni, zingare, gozzuti, ambulanti ecc. Inoltre in alcuni punti della scena vengono introdotti oggetti di uso quotidiano in cui lo spettatore per cui fu ideato il complesso ritrovava la sua quotidianità ed era portato perciò ad immedesimarsi con maggiore facilità. Lo stesso dicasi per i costumi seicenteschi che, annullando il tempo trascorso, potevano dare l’impressione che l’avvenimento fosse veramente in corso.

Dopo la pausa pranzo visita al Museo Baroffio, che contiene quadri, arredi sacri ed altri oggetti di interesse artistico. Interessanti soprattutto una Madonna romanica, reperto lapideo del Santuario, una natura morta del Pitocchetto e, tra i moderni, una Madonna col Bambino del Bodini e il bozzetto preparatorio per un affresco, rappresentante la Visitazione del Consadori.