Vivere Il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo
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Attività: Ultimo Michelangelo

L’ULTIMO MICHELANGELO


Appuntamento domenica 22 maggio al Castello Sforzesco di Milano per la mostra “L’Ultimo Michelangelo”. Già a marzo il prof. Corrado Mauri aveva affrontato il grande artista nella conferenza sulla Cappella Sistina, ora questa mostra, con le ultime opere di questo gigante dell’Arte, rende possibile, con la visione degli ultimi disegni rimasti e la Pietà Rondanini, la comprensione del particolare cambiamento di concezione sia della vita sia dell’Arte che compie Michelangelo.
Entrando nello splendido museo d’Arte Antica del Castello, il più rilevante per la scultura lombarda sino al cinquecento, Mauri non ha potuto fare a meno di soffermarsi su alcuni straordinari capolavori scultorei nonché sul piccolo interessantissimo dipinto “la Madonna Lia” di Francesco Napoletano, allievo di Leonardo, che nello sfondo rappresenta il Castello Sforzesco attorno al 1490 ed esposto nella Sala delle Assi, dipinta appunto dal Vinci e allievi.

L'ultimo Michelangelo
L'ultimo Michelangelo

Nella mostra ritroviamo alcuni degli ultimi disegni di Michelangelo che si concentrano quasi esclusivamente su due soggetti: le Pietà e le Crocefissioni, temi praticamente esclusivi degli ultimi suoi vent’anni e che egli rielaborava continuamente ed esclusivamente per se stesso. In questi disegni è immediatamente percepibile una costante ricerca del segno definitivo.

Pieta' per Vittoria Colonna
Crocefissione con Vergine e forse Nicodemo

La sua conoscenza dell’anatomia e le sue capacità disegnative sembrano come venir meno nel segno che è continuamente variato, sovrapposto, spostato. Michelangelo sembra come perseguito da una continua insicurezza e immerso in una perenne ricerca, dà alle figure una dimensione fisica molto forte e robusta, ma priva di contorni netti e precisi.
Il concentrarsi su queste due tematiche religiose ci rivela il suo dramma interiore determinato dal prendere atto, nel suo essere uomo, appunto dei forti limiti umani e della propria incapacità di risolvere e superare, anche nell’Arte, tali limiti.

Studio per Pieta' - Vienna Albertina
Studi per Pieta' - Oxford Ashmolean M.

Sul piano della produzione scultorea abbiamo la Pietà di Firenze, attualmente al Museo dell’Opera del Duomo, quella di Palestrina, sulla quale permangono perplessità di autografia, un piccolo crocefisso di legno di Casa Buonarroti, qui esposto e poi la Pietà Rondanini.

Crocefisso ligneo
Pieta' Rondanini

Questa presenta due momenti esecutivi ben diversi, una prima versione, probabilmente della seconda metà degli anni cinquanta, viene completamente ribaltata nell’ultimo anno di vita dell’artista, anzi sino agli ultimi giorni, poiché egli, poco prima di morire ormai novantenne, ancora scolpiva. Mauri (che sottolinea come la lettura che sta per fare con la relativa conclusione, con sua meraviglia, non l’ha mai riscontrata nella sterminata pubblicistica su questo capolavoro) evidenzia come alla osservazione sia frontale, sia laterale, sia posteriore è inevitabile una constatazione di fatto: il Cristo con le gambe piegate, abbandonate, prive di alcuna tensione muscolare e ben modellate (le stesse della prima versione) non può reggersi da solo, deve essere sostenuto a sua volta per mantenere la posizione verticale. Se poi si osserva la Madonna è altrettanto evidente, da ogni punto di vista, che questa si appoggia, si sostiene sul corpo del figlio morto.

Pieta' Rondanini

Abbiamo cioè una evidente contraddizione della realtà: un corpo morto che regge uno vivo. Se ciò è impossibile realisticamente, sul piano simbolico è un messaggio assolutamente disarmante: è la morte che sostiene la vita. Qui Michelangelo ribalta la concezione di tutta una vita, una vita che è lotta continua, soprattutto interiore, per vincere le proprie debolezze, i propri peccati. Tutta la sua opera precedente è la chiara evidente dimostrazione di questa forte e potente conflittualità. Ormai novantenne nella Rondanini sta rielaborando il nuovo raggiungimento spirituale, esprime un raggiungibile senso di quiete, nessuna tensione è ormai in una concezione che supera il dramma umano. Questo lo esprime anche nella poesia, Michelangelo è anche uno straordinario poeta, ci lascia (lettere a parte) 304 Rime, di non facile lettura, ma rivelatrici di una vivace e turbolenta interiorità.
Riportiamo l’”affettuosa fantasia” come la chiama lo stesso Michelangelo nell’inviarla a Giorgio Vasari (rima numero 285), una tra le ultime poesie, ma che evidenzia chiaramente la sua apertura ad una realtà oltre la vita, suggerimento di come la concezione religiosa può, forse, dare speranza.

Giunto è già ‘l corso della vita mia
con tempestoso mar, per fragil barca,
al comun porto, ov’a render si varca
conto e ragion d’ogni opra trista e pia.
Onde l’affettuosa fantasia
che l’arte mi fece idol e monarca,
conosco or ben com’era d’error carca,
e quel ch’a mal suo grado ogn’uom desia.
Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
che fien or, s’a duo morte m’avvicino?
D’una so ‘l certo, e l’atra mi minaccia.
Né pinger né scolpir fie più che quieti
l’anima, volta a quell’amor divino
ch’aperse, a prender noi, ‘n croce le braccia.


Questo sonetto e la Pietà Rondanini sono, ha puntualizzato il prof. Mauri, tra le espressioni più belle e autentiche dell’Arte in senso assoluto, di fronte alle quali non si può far altro che aprire la propria mente e sulla verità del bello....riflettere umilmente.

Pieta' Rondanini
L'ultimo Michelangelo

p.M.


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